Beni Comuni. Cosa ha fatto il Comune di Napoli?
Il Comune di Napoli è la prima città in Italia ad aver istituito un Assessorato ai Beni Comuni per dare forza al tema delle forme d’uso del patrimonio per il prevalente interesse collettivo. Nel 2011 è stato modificato lo Statuto Comunale ed è stata introdotta, tra le finalità, gli obiettivi e i valori fondamentali della Città di Napoli, la categoria giuridica del bene comune.
Il Comune di Napoli è uno dei pochi Comuni italiani ad aver dato seguito ai risultati della campagna referendaria del 2011 per una gestione pubblica partecipata dell’acqua e, più in generale, dei beni comuni. Con Delibera di Giunta n. 740 del 16/06/2011, approvata con delibera di Consiglio Comunale n. 20 del 15/7/11, il Comune di Napoli afferma il principio dell’acqua come un bene comune e come tale di assoluta proprietà pubblica.
L’Osservatorio permanente sui beni comuni, democrazia partecipativa e diritti fondamentali della città di Napoli (da ora in poi Osservatorio) è un organo consultivo del Comune, con funzioni di studio, analisi, proposta sulla gestione e tutela dei beni comuni. Questo documento costituisce una rendicontazione del suo ruolo nel corso del suo secondo mandato.
L’organo è stato istituito per la prima volta nel 2013. Successivamente, la sua composizione e le sue funzioni sono state modificate sensibilmente con decreto sindacale dall’otto marzo del 2018, a seguito di un processo partecipato consistito in assemblee di piazza e tavoli di lavoro pubblici.
Questo Rapporto vuole essere uno strumento per meglio orientarsi nella produzione di atti amministrativi che hanno reso possibile, sul piano istituzionale locale, nell’arco di dieci anni (2011-2021) e in assenza di una normativa nazionale, l’invenzione – nel senso etimologico di scoprire cercando – dell’istituto giuridico dei Beni comuni emergenti ad uso civico e collettivo.
La finalità è rendere ancora più accessibile un’elaborazione collettiva – frutto di un paziente processo di apprendimento istituzionale, animato dal costante confronto dialettico fra istituzioni, realtà sociali, saperi esperti e saperi maturati nelle prassi istituenti i beni comuni – mettendo a portata di mano tutta la documentazione necessaria per continuare ad approfondire ed estendere il tema dei beni comuni – non solo a Napoli – anche mediante ulteriori e diverse chiavi di lettura.
Individuazione di un gruppo di lavoro per la redazione di un Regolamento dei Beni comuni e dell’Economia Civile e proroga dell’Osservatorio permanente sui beni comuni della città di Napoli
Il 18 marzo 2022 viene approvato in linea tecnica il progetto di fattibilità tecnica ed economica del progetto P.o.L.A.R.S. – Polo Litoraneo di innovazione per l’Ambiente marino e la Resilienza Sociale, proposto dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), tramite i suoi istituti di ricerca, con partner del progetto il Comune di Napoli, la Comunità del “Lido Pola – Bene Comune”, Enti ed Istituti di Ricerca, associazioni.
Il 26 marzo 2019 è avvenuta la presa d’atto del “Piano di Azione Locale redatto nell’ambito del progetto “2nd Chance – Waking up the sleeping giants”, finanziato dall’Unione Europea, per il recupero, la rifunzionalizzazione e la gestione del complesso monumentale della Ss. Trinità delle Monache, quale contributo della comunità locale, definita “Comunità del Parco dei Quartieri Spagnoli”, e che sarà trasmesso ai Demanio come base del futuro progetto di valorizzazione.
Con questa delibera si è stabilito un legame innovativo tra beni comuni e disciplina urbanistica, ponendo le basi teoriche e tecniche per la valorizzazione sociale dei beni di proprietà comunale attraverso la creazione di ‘comunità civiche urbane’ e la disciplina dell’uso temporaneo, senza modifica della destinazione urbanistica. In particolare, il punto 4 del deliberato stabilisce di «Dare mandato agli uffici di Pianificazione urbanistica generale ed agli uffici della Direzione Patrimonio di individuare, sulla base di istruttorie finalizzate secondo le rispettive competenze, le aree e gli immobili di proprietà comunale, per dare vita, […] , a progetti pilota sperimentali, […], per favorire: a) la nascita di comunità civiche urbane; b) la sperimentazione di usi temporanei su aree individuate dall’Amministrazione; c) la fruizione di chiese del Centro storico non più adibite al culto; d) la nascita di Comunità agricole temporanee per i giovani e orti didattici sociali e di quartiere; e) la sperimentazione di nuove forme dell’abitare collettivo, per l’accoglienza a rotazione di persone e famiglie».
Il Comune riconosce il valore di esperienze già esistenti nel territorio comunale, portate avanti da gruppi e/o comitati di cittadini secondo logiche di autogoverno e di sperimentazione dell’uso e della gestione diretta non esclusiva di spazi pubblici, dimostrando, in tal maniera, di percepire quei beni come luoghi suscettibili di fruizione collettiva soggetti all’esercizio del diritto d’uso caratterizzato dalla capacità autonormativa delle comunità di riferimento. La n. 400/2012 riguarda l’ex Asilo Filangieri e la n.446/2016 riconosce quali: 1. Giardino Liberato di Materdei (ex Convento delle Teresiane); 2. Lido Pola (ex Lido Pola); 3. Villa Medusa; 4. ex OPG ‘Je So’ Pazzo’ (ex Monastero di Sant’Eframo Nuovo); 5. Scugnizzo Liberato (ex convento delle Cappuccinelle, ex carcere minorile Filangieri); 6. Santa Fede Liberata (ex Conservatorio di S. Maria della Fede); 7. Ex Scuola Schipa.
Nel 2014 il Comune ha approvato in Giunta una nuova delibera avente in oggetto le procedure per l’individuazione e la gestione collettiva dei beni comuni, quali beni che possano rientrare nel pieno processo di realizzazione degli usi civici e del benessere collettivo. Nel 2015 la stessa delibera con emendamenti è stata approvata dal Consiglio comunale. Vengono definiti «due percorsi di valorizzazione di un bene a scrivibile al novero dei beni comuni: 1) il primo basato su un rapporto di affidamento del bene ad un soggetto giuridico ben definito sulla base della redazione e positiva valutazione comparativa di un piano di gestione; 2) Il secondo basato sulla connotazione del bene quale uso civico e collettivo nell’ambito del quale la comunità possa svolgere attività, esprimere diritti, sviluppare cittadinanza, costruire autoregolazione, ecc.».
Nel 2013, il Comune di Napoli ha fatto propria la “Carta dello Spazio Pubblico”, approvata al termine dei lavori della II Biennale dello Spazio Pubblico, tenutasi a Roma dal 16 al 18 maggio 2013, quale contributo fattivo e concreto al processo di valorizzazione e di studio dei modi d’uso dello spazio pubblico urbano e ha approvato i principi per il governo e la gestione dei beni comuni della città di Napoli.
Nel 2012 è stato approvato il Regolamento delle Consulte per la Disciplina dei beni comuni, quali beni di appartenenza collettiva, fissando nei punti della delibera del 18 gennaio 2013 i Principi per il governo e la gestione dei beni comuni della Città di Napoli secondo i quali «ogni cittadino deve concorrere al progresso naturale e spirituale della Città».
Il Comune di Napoli è uno dei pochi Comuni italiani ad aver dato seguito ai risultati della campagna referendaria del 2011 per una gestione pubblica partecipata dell’acqua e, più in generale, dei beni comuni. Con Delibera di Giunta n. 740 del 16/06/2011, approvata con delibera di Consiglio Comunale n. 20 del 15/7/11, il Comune di Napoli afferma il principio dell’acqua come un bene comune e come tale di assoluta proprietà pubblica.
Con questa delibera si modifica l’art. 3 dello Statuto del Comune di Napoli, inserendo il seguente testo: «Il Comune di Napoli, anche al fine di tutelare le generazioni future, garantisce il pieno riconoscimento dei beni comuni in quanto funzionali all’esercizio di diritti fondamentali della persona nel suo contesto ecologico».
Raccolta delle dichiarazioni d’uso civico e collettivo
A partire dal 2015 il Comune di Napoli ha preso atto delle “Dichiarazioni d’uso Civico delle Comunità” dell’ex Asilo Filangieri (Delibera di Giunta Comunale n. 893/2015), di Villa Medusa (Delibera di Giunta Comunale n. 297/2019), del Giardino Liberato, ex Lido Pola, ex OPG, Scugnizzo Liberato, Santa Fede Liberata (Delibera di Giunta Comunale n. 424/2021).
La dichiarazione di uso civico è il documento che regola il processo di autogoverno all’interno di un bene comune. Vi sono descritti i principi e i valori generali che animano la vita del bene comune, le funzioni e il funzionamento delle assemblee interne, le regole che riguardano la divisione degli spazi e l’amministrazione delle risorse che vi sono contenute. Le dichiarazioni d’uso sono redatte direttamente dalle comunità di abitanti dei beni comuni e vengono poi recepite dall’amministrazione comunale, che le riconosce come fonte del diritto riguardanti l’uso e la gestione dei beni comuni.
Altri beni comuni riconosciuti
Il Sindaco, la Giunta e gli Uffici comunali competenti, tra le altre cose, si impegnano «a porre tempestivamente in essere tutti gli atti di propria competenza affinché la Biblioteca dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici […] possa trovare una degna sede nella città di Napoli ed essere catalogata e aperta al pubblico degli studiosi».
Avvio del procedimento finalizzato ad ottenere la dichiarazione di interesse culturale ai sensi del D.Lgs. 42 /2004 dell’opera artistica del maestro Felice Pignataro e del complesso della documentazione d’archivio raccolta presso la sede associativa. Formulazione di indirizzo politico per l’acquisizione dell’immobile della sede del gridas in Via Monte Rosa 90/b, Ina Casa, Scampia, Napoli, al patrimonio comunale mediante permuta.