Laboratorio di lettura
Primo incontro: L’isola delle madri di Maria Rosa Cutrufelli presso la Biblioteca dell’Asilo Filangieri
Leggeremo pagine scelte del testo, che possono aiutare a fare un viaggio di sensazioni tra ciò che nel presente ci sta sconvolgendo e quello che nel mondo si sta cambiando…
Una sensazione di vuoto sembra avvolgerci, la natura si trasforma, l’abitare il mondo con i nostri corpi appare travolto.
Maria Rosa Cutrufelli
Tesa tra sperimentazione letteraria e impegno politico, la scrittura di Maria Rosa Cutrufelli è imprescindibile dal panorama della letteratura femminile, anzi, come suggerisce lei stessa, a ‘firma femminile’, per sottolineare l’importanza di un’autorialità di genere
Tra le protagoniste dei movimenti femministi italiani degli anni Settanta, Maria Rosa è nomade sin da bambina. Il capoluogo emiliano rappresenta certamente un punto di prolifica ‘fuga’ e, insieme, di cocente sviluppo intellettuale: qui vivrà il Sessantotto, sarà studentessa e lavoratrice, e avvierà il proprio percorso nell’attivismo politico, entrando in contatto con il collettivo trentino del ‘Cerchio spezzato’. Sul versante psicologico e spirituale, il Sud resta un importante tassello nel mosaico della sua scrittura. La dimensione generativa del mezzo letterario evoca e dà vita a una folla di ‘personagge’ alle prese con una gamma di conflitti e ripiegamenti esistenziali, sfide identitarie ed emancipazioni cercate, talvolta sino alla rinuncia estrema del sé e del corpo.
Maria Rosa Cutrufelli, L’isola delle madri, Mondadori, Milano 2020,
Un romanzo che anticipa una tragedia causata dal riscaldamento globale, l’inquinamento industriale, dagli allevamenti intensivi, dai fertilizzanti usati nelle campagne, dalle colture ogm che bloccano la riproduzione dei semi delle piante e che nell’immaginario di Cutrufelli rende sterili anche gli uomini e le donne; “la malattia del vuoto” è chiamata. La malattia cioè del grembo vuoto. Una malattia che colpisce soprattutto gli abitanti dei paesi ad economia industriale, ma non solo. L’ecofemminismo aveva già messo in guardia contro questo modello di sviluppo capitalistico mondiale.
Nel romanzo, il Grande Vuoto è un flagello che coinvolge tutti i corpi, tutti/e sono dentro la pandemia. Ha causato uno strappo profondo: malessere, instabilità, disagio, spaesamento collettivo, che diventa silenzio e reticenza. Lo straordinario ha preso il posto dell’ordinario in maniera definitiva.
Il racconto della Cutrufelli quasi ci conduce per mano verso la pandemia che stiamo vivendo.
Nelle forme del disagio, dell’isolamento, del confinamento. Nella diversità e nella paura dell’Altro. Nella metafora della guerra e nella militarizzazione della quotidianità. Nell’ossessione della sicurezza in un mondo di salvacondotti, lasciapassare, permessi di transito. E nella necessità di tenere insieme nuove forme di relazione, far combaciare percorsi diversi, cercare risposte in rapporto ai bisogni e ai desideri.
Così leggendo approfondiamo, attraverso input dati dal testo, il nostro vivere.