Santa Fede Liberata, approfittando dello spazio all’aperto di cui gode, rispetto ad altri beni comuni urbani napoletani sta conoscendo sicuramente una ventata primaverile maggiore e un’apertura al pubblico che altri stanno stentando a prendere.

Essendo calata nella rete dei beni, va da sé, che questa sua rinascita è salutata con piacere da tutti, tutte e tutt_, e le sue attività seguite e ammirate, come una corrente d’aria corroborante, con l’augurio che siano solo da faro apripista che annunci una nuova stagione di aperture, sempre in sicurezza e secondando la sensibilità di tutt_.

E’ per questo che sabato 5 giugno eravamo un po’ tutt_ lì, anche per ritrovarci. Da vari anni, infatti, la pacifica calata (una volta tanto gradevole) delle fanfare francesi a Napoli sono un appuntamento immancabile che segna l’inizio della bella stagione per tutti i beni comuni napoletani, spesso coinvolti e attraversati in modo trasversale, all’insegna della sinergia e della cooperazione (intenzione e tensione che dovrebbe caratterizzare sempre di più le attività dei beni comuni). In tal senso è stato con un piacere ancora maggiore che siamo convenuti al concerto dei Tuspareik, con la loro orchestra di fiati, per i quali la tappa napoletana non era che il canto del cigno d’un tour che è passato, prima, per Slovenia, Croazia, Serbia e Montenegro.
Un’occasione per tutti per ritrovarsi, sperimentare la gioia di un momento di festa e di convivialità insieme, ma al sicuro, riappropriandosi della dimensione della ritessitura dell’incontro e della relazione dal vivo, dopo ormai il secondo anno pandemico consecutivo. Abbiamo ballato, ci siamo divertiti, ci siamo rivisti, scambiandoci gomitate d’intesa e strizzando gli occhi sotto la mascherina, o tenendo le distanze, sotto il cielo stellato di una Santa Fede più bella e liberata che mai.

Il tutto senza alcun costo d’ingresso, com’è giusto che sia, e in linea con i principi guida dei beni comuni, benché due anni di assenza di eventi pubblici abbiano tarpato le ali a qualsiasi forma di autofinanziamento anche per noi. Fra una cover in salsa gipsy di Toop toop dei Cassius e un Despacito assai più gradevole dopo una spruzzata di fiati balcanici, la serata è passata in modo ameno e rilassato per tutti ed è stata l’occasione gradita per riprendere, tutt_, contatto con le molte attività sociali che caratterizzano, in questo momento forse persino più che in altri, la buone pratiche messe in campo da un bene comune più attivo e vivo che mai, che è riuscito, complice anche la sua conformazione, a garantire accoglienza, gratuita, e sostegno, in modo inclusivo e riducendo il disagio pandemico.

Tanta meraviglia, bellezza e, per un po’, finalmente, anche un po’ di ritrovata spensieratezza, senza mettere a rischio nessuno, hanno regnato, incontrastati, per quella che sarà sicuramente solo la prima di una serie di serate, sia qui che altrove, sempre più spesso e quanto prima.
